Belpasso
11 Gennaio 2024Paternò
11 Gennaio 2024Belpasso, nelle denominazioni assunte lungo il travagliato Seicento, testimonia del legame non solo feudale con i Moncada a partire dall’atto di Luigi Guglielmo Moncada che, da V principe di Paternò, nel 1636 le concede la prima magistratura civica. Un’attenzione che si legge anche nell’impianto urbanistico della cittadina, modello condiviso con altre di nuova fondazione nei regni tra il ‘600 e il ‘700, tempi ‘eroi’ tra cataclismi e rinascite di patrie. Innesti ricostruttivi diversi della attuale Belpasso dovuti al team del procuratore generale degli Stati, il principe di Campofranco e Campofiorito, Luigi Ossorio marchese d’Analiste, del Secreto e governatore di Caltanissetta Francesco Notarbartolo, di Michele Cassetta «l’ingegniero e capomastro di Caltanissetta». Una forma di città che tra assi viari e piazze simmetriche, riprende il precedente piano urbanistico di Fenicia, allora ‘ragionato’, per il principe dal suo architetto Carlo Manosanta. Così a levarsi le maggiori architetture dei suoi edifici chiesastici e civili: la chiesa madre mariana poi lucìana, principiata nel secolo di ‘ferro’; i complessi palazzati dei Bufali e Scrofani, a celebrare rinascita civica ed ascesa della élite notabiliare moncadiana. Della loro committenza artistica, si nota il simulacro luciano adorno del Toson d’oro e i reliquiari provenienti da Fenicia Moncada.
E nei casali a margine a quelli della città, ad oggi cosa affiora?
C’è da dire che a Nicolosi, anch’essa plasmata dalle tante criticità naturali, oltre a qualche manufatto artistico nella matrice, solo le immagini su ceramici pannelli ricordano del complesso palazzato del capitanato, poi della deputazione, abbattuto per l’attuale palazzo civico e la piazza antistante. Fa eccezione, tra i preziosi monili devozionali del patrono sant’Antonio di Padova, il Toson d’oro di patronage moncadiano e del sentire devozionale degli Austrias (Fig. 1).
A limitare, Motta «di Santa Anastasia», la committenza moncadiana si conterrebbe ai pochi interventi di adattamento, nel tardo Cinquecento, del «suo castello e sui turri» e - al netto della feroce demolizione della chiesa e del complesso conventuale dedicato al taumaturgo patavino - alla reliquia ed alla collana tosonata posta sul simulacro antonino (Fig. 2).
Un cenno, infine, ad un diverso patronaggio riguarda gli innesti operati nei quadri del notabilato simetino-etneo, di personaggi e famiglie nissene legati ai Moncada ancora nel tempo della dissoluzione dei loro Stati. È il caso di Michele Leonardi di Caltanissetta, come il padre «uscere forestale o guardia boschi» a sovrintendere gli interessi del principe negli ex feudi di Caltanissetta, Cesarò, Belpasso, Nicolosi, e sull’area boschiva etnea di pertinenza, così tanto apprezzato da passare convenientemente al servizio dei benedettini.
Tratto da: L. Sanfilippo, Aspetti culturali dello Jus moncadiano in area simetino-etnea: i casali di Nicolosi e Motta di Santa Anastasia, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane. Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 129-134.