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11 Gennaio 2024Il 23 luglio 1466 Guglielmo Raimondo IV Moncada acquistò la Contea di Augusta e fu investito della baronia di Melilli con il mero e misto impero e col diritto di occupare, per tal titolo, il XIV posto in Parlamento. La famiglia Moncada tenne il possesso di questo feudo fino al 1812.
Tra le date suddette si pongono i terremoti del 9 e 11 gennaio 1693, che sono da considerare uno spartiacque nella storia del Val di Noto. Le reazioni ai terremoti furono varie e i provvedimenti per porre rimedio e ricostruire le città e lo status quo giunsero tanto dal Governo, quanto dalla Chiesa. Questo tipo di provvedimenti avevano però una relativa influenza in una Terra feudale come Melilli. Nei fatti la ricostruzione iniziò dopo che Ferdinando Moncada Principe di Paternò e Barone di Melilli, inviò nel mese di febbraio Antonio Morillo. Egli nominò l’11 aprile 1693 i deputati per l’imposizione della gabella sulla macina, il cui ricavato sarebbe stato impiegato per la ricostruzione della chiesa Madre (Fig. 1).
La riedificazione delle chiese si era protratta in alcuni casi oltre la metà del XVIII secolo. Esse erano prive di decori e gli altari senza simulacri o dipinti. Il pittore Olivio Sozzi fu chiamato a dipingere a Melilli all’interno della chiesa di San Sebastiano e nella chiesa di San Nicola. Il suo rapporto con il feudatario era di tipo personale, dato che la sua primogenita era stata tenuta a battesimo da Don Luigi Guglielmo II Moncada e Branciforte. Questo e la fama acquisita nella vicina Catania che lo portò a lavorare a Melilli.
Al 1752 risalgono le sue prime opere conservate a Melilli: il “San Vincenzo Ferrer che resuscita un bambino”; il “San Sebastiano che riceve i Ss. Mauro e Marcellino nelle catacombe”; il “San Sebastiano di fronte a Diocleziano”; “L’angelo che dona notizie ad Irene del corpo di San Sebastiano”, opera di cui oggi non rimane traccia, e la pala dell’altare maggiore con il “Martirio di San Sebastiano” tutte all’interno della chiesa di San Sebastiano.
Nel 1754, nella medesima chiesa, dipingerà i quadroni a tempera su tavola per le cornici e grandi tele dipinte ad olio applicate alle tavole del soffitto, rappresentanti la “Gloria di San Sebastiano” e i putti con i simboli del martirio nelle lunette laterali, in questo caso ad affresco. Nella stessa chiesa sono attestati per via documentaria anche “Il trionfo della fede sull’eresia” e “La pace e la giustizia” e nelle cupole minori le rappresentazioni di 14 figure allegoriche di virtù completate nel 1762 e alla cui realizzazione partecipò anche Francesco Sozzi.
Olivio Sozzi tornerà a Melilli nel 1759. Al 28 maggio risale il suo accordo con i procuratori della Chiesa Madre Don Mariano Pandolfo, Don Deodato Greco e Don Angelo Alagona per il quadrone al centro della navata. Questo fu realizzato con la medesima tecnica del soffitto della chiesa di San Sebastiano, in questo caso rappresentante il “Trionfo della Fede”. A quest’opera Sozzi lavorò per tre mesi a cavallo tra il 1761 e il 1762, aiutato probabilmente da suo figlio Francesco.
Sozzi, quindi, grazie alla sua fama e ai legami con la famiglia Moncada riuscì ad ottenere molte committenze e ad ampliare il numero delle sue opere tanto che oggi una parte rilevante di queste si trovano tutte entro la città di Melilli.
Tratto da: P. Dinaro, I Moncada e la committenza artistica ad Olivio Sozzi nella Melilli post horribillis terremotum 1693, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane, architettura, Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, 2023, pp. 145-152.