Scillato
11 Gennaio 2024Caltavuturo
11 Gennaio 2024Il borgo medioevale di Sclafani, edificato sulla vetta di una rocca, è difeso da un poderoso muro di cinta ed è uno dei centri più popolosi e di più alta capacità produttiva delle Madonie pronto ad accogliere il visitatore giunto davanti la sua porta suprana. Dopo la conquista normanna, il territorio di Sclafani avrebbe conseguito il titolo di contea, subendo però in epoca moderna una drastica contrazione nella sua estensione territoriale per via della fondazione delle vicine terre di Alia, Valledolmo e Vallelunga.
Nella zona sud del suo territorio, si incontra un paesaggio collinare che una volta costituiva il feudo di Regaleali. Su una porzione di questo territorio, già nel XVI secolo, vi erano le vigne della duchessa di Bivona, poste sotto le cure del secreto di Caltavuturo. Nella vendemmia del 1617 durata 19 giorni, furono impegnati ventisei operai. E in quello stesso anno, quando il mosto fu già vino, il secreto di Caltavuturo pagò 26.6 onze per far trasportare 65 salme e 12 lancelle di vino da Regaleali a Caltanissetta. Assegnando ad una salma il valore di 275 l, in quell’anno le vigne produssero circa 18.000 l di vino. Accanto al vigneto vi erano gli edifici necessari per la sua gestione.
Altra straordinaria risorsa del territorio di Sclafani, oggi Sclafani Bagni, è l’inesauribile sorgente di acqua sulfurea con la sua vigorosa portata di sei litri al secondo e la confortevole temperatura di 37°C. Nota ai geografi antichi e moderni che trattavano di acque e sorgenti della Sicilia, pare che l’edificazione delle terme sia da collocare verso la fine del Settecento (Fig. 1). Nel 1828, Antonino Bajardi, considerate le condizioni di salute di donna Maria Teresa Traina, monaca nel monastero di San Benedetto di Caltavuturo, le prescrisse l’uso dei bagni sulfurei di Sclafani. Nello specifico, Nicolò Cacciatore - che nel 1828 si recò ai bagni di Sclafani - ebbe ad affermare che lo stabilimento allora esistente fu costruito dalla duchessa di Ferrandina e, oltre alla chiesa e alle «piccole e poche case che la fiancheggiano», non aveva null’altro da offrire. La gente in gran numero che lo frequentava, principalmente nei mesi di maggio e giugno, a causa delle pessime condizioni igieniche non sempre ne ricavava benefici.
Tratto da: L. Romana, I Luna e i Moncada nei territori di Scillato, Caltavuturo e Sclafani, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane, Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 181-194.